Cosa guardiamo veramente quando ci guardiamo allo specchio?
Cosa ispira il nostro movimento quando ci alleniamo o pratichiamo yoga?
Cosa guida le nostre scelte in termini di benessere e cura di sé?
L’immagine che abbiamo del nostro corpo può influire notevolmente sul modo in cui ci muoviamo, mangiamo e facciamo scelte per il nostro benessere.
Questa Immagine, però, non corrisponde necessariamente alla realtà oggettiva. L’immagine mentale che ci raffiguriamo è, appunto, una costruzione della nostra mente, che si è formata negli anni e che è stata plasmata dalle esperienze di vita, dalle opinioni degli altri, che ha subito l’influenza di stereotipi culturali e modelli sociali, religiosi, familiari. L’immagine mentale è spesso un’immagine fissa.
Vi propongo un esperimento: pensate allo yoga moderno. Cosa vi viene in mente? Probabilmente il corpo di una bella donna flessibile e sinuoso, immortalato in una posa esteticamente contorta. Se questa è l’immagine che farà da guida alla nostra pratica, tutti i nostri sforzi, i nostri movimenti, le nostre scelte andranno nella direzione di replicare quella “forma” esteticamente gradevole. Più ci avvicineremo a quell’immagine e più ci sentiremo soddisfatti, più ne saremo distanti e maggiore sarà il senso di frustrazione e giudizio negativo su noi stessi.
Mi capitano spesso nuovi studenti che alla prima classe di yoga si giustifichino: “Io però non sono flessibile”, “Io però le punte dei piedi non riesco a toccarle”, “Io però sono un pò fuori allenamento”….
Io di solito sorrido e dico: “Non c’è problema, a me basta che tu abbia un corpo”.
Questa idea che lo yoga sia performance è purtroppo alimentata anche dai social.
Viviamo in una cultura dell’Immagine corporea che ha perso il contatto con il Corpo reale e la sua intelligenza intrinseca.
Quando ci fissiamo sull’immagine di una determinata posizione yoga (o di un certo fisico come risultato di un allenamento) ci stiamo in realtà soffermando sulla confezione e non sul contenuto, stiamo dando più importanza alla forma che alla sostanza, stiamo soprattutto dimenticando il processo che c’è dietro e interferendo con la naturale intelligenza del corpo umano, ovvero con lo Schema Corporeo.
Immagine Corporea e Schema Corporeo sono dunque le due modalità attraverso cui possiamo percepire il nostro corpo. L’immagine è condizionata da fattori socio-culturali e psicologici, lo Schema è invece la percezione reale del nostro corpo, in rapporto all’ambiente circostante e agli stimoli percettivi che ne riceviamo.
Lo Schema corporeo non è mai narcisistico.
Dobbiamo quindi rinunciare a qualsiasi obiettivo nella nostra pratica? Ovviamente no.
Non si tratta di demonizzare l’Immagine e idealizzare lo Schema. Si tratta piuttosto di farli dialogare. In questo senso usiamo lo Schema Corporeo per aggiornare la nostra Immagine Corporea, in una sorta di “reality check” per verificare se è ancora rilevante ai nostri obiettivi di benessere. Altrimenti rischieremmo di avere un bel corpo, ma completamente incapace di adattarsi e rispondere ai diversi stimoli ambientali.
In un certo senso, dobbiamo essere disponibili a metterci in discussione, accettare lo scambio fra noi e il mondo circostante, fra noi e l’altro, non affezionandoci troppo alla nostra Immagine come Narciso, ma smuovendo ogni tanto le acque per guardarci come se fosse la prima volta.
Potremmo scoprire che ciò che vogliamo è diverso da ciò di cui abbiamo bisogno.
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